Colori e leggende: ecco la storia della moschea blu di Istanbul

È un edificio imponente, ricco di fascino e suggestione: la Sultanahmet camii o Sultan Ahmet camii, meglio nota all’estero con il nome di “moschea blu”, è la più grande moschea di Istanbul e una delle più importanti di tutta la Turchia.

La storia delle moschea blu di Istanbul merita davvero di essere raccontata. Questa costruzione, infatti, ha da sempre il potere di esercitare in chi la osserva un fascino particolare, forse per merito dei suoi colori singolari determinati dai riflessi delle 21.043 piastrelle in ceramica turchese che ricoprono interamente pareti e cupola. Le maioliche di Iznik (Nicea), che decorano il resto dell’edificio, hanno invece tonalità verdi e blu, ma a rendere spettacolare l’intero complesso sono i giochi di luce resi possibili dalle 260 piccole finestre presenti nella sala della preghiera.

Se anche a te affascina questo posto e desideri visitarlo, ecco alcune curiosità da conoscere in vista del viaggio.

Qual è la storia della moschea blu di Istanbul? 

La storia della moschea blu di Istanbul comincia nel 1609 quando iniziarono i lavori di edificazione per volere del sultano Ahmed I. I lavori furono accompagnati da proteste popolari perché, per realizzarla, il Sultano diede fondo al denaro pubblico: una cosa piuttosto insolita per la popolazione dell’epoca, visto che era abitudine dei suoi predecessori attingere al patrimonio personale per commissionare progetti. Per ultimare la moschea furono necessari otto anni e i lavori sono stati minuziosamente descritti in altrettanti volumi che sono oggi conservati nella biblioteca Topkapi. L’interno della moschea lascia senza fiato, i colori delle piastrelle hanno sfumature che vanno dal verde al turchese, fino al blu e riflettono la luce del sole che filtra attraverso le finestre. Il tutto è reso ancora più stupefacente dalle numerose lampade appese al soffitto della sala della preghiera che contribuiscono a creare ulteriori giochi di luci e ombre.

Curiosità: quanti sono i minareti della moschea blu?

La moschea blu ha una curiosità: vanta ben sei minareti, cosa che la rende seconda solo alla moschea della Ka’ba a La Mecca che ne vanta sette.

Questa differenza si deve, in realtà, a un fraintendimento: il sultano Ahmed I, infatti, per rendere unico l’edificio, aveva ordinato di costruire i minareti in oro, ma l’architetto francese che si occupava dei lavori, non conoscendo bene la lingua turca confuse la parola “altin”, cioè “oro” con “alti” cioè sei. 

Dove si trova la moschea blu e come visitarla

La moschea blu si trova a Istanbul nel distretto di Faith, nella città murata e, nello specifico, nel quartiere di mahalle di Sultanahmet, da cui prende anche il nome. Fu edificata su una parte del Gran Palazzo di Costantinopoli, proprio di fronte alla moschea di Hagia Sophia che, al tempo, era la più venerata della città. Per visitarla non è richiesto alcun biglietto di ingresso, l’unica accortezza che devono rispettare i turisti è di togliersi le scarpe. Le donne possono entrare solo con il capo coperto ed è vietato indossare i pantaloni corti. È possibile visitare la moschea blu tutti i giorni, ma non durante i momenti di preghiera.

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